Il muro è il primo appoggio della creatività.
È l’invitante piano verticale sul quale le prime fantasie umane prendono forma.
segnali, segni e disegni, grattati con punte di selce, delineati con carboncini e gessi, riempiti con pigmenti vegetali, ricoprono le grotte dei nostri antenati di immagini mentali.
Un antico disegno di 20.000 anni fa rappresenta direttamente la mano dell’artista.
È ottenuto appoggiando la mano sul muro e soffiandoci sopra un pigmento. Tolta la mano rimaneva l’immagine negativa delle cinque dita. La tecnica è tornata in voga negli ultimi anni. Si chiama stencil.
Va detto che nel frattempo sono successe un po’ di cose in campo artistico: per farla breve diciamo che nei millenni l’arte figurativa si è civilizzata: si è fatta aristocratica, frigida; si è presa la libertà di staccarsi dal muro, dalla realtà; si è imposta limiti estetici e morali; si è circondata di una cornice per non insozzarsi di vita, e in qualche modo ha cominciato a morire.
Poi il Novecento ha abbattuto tutti i limiti imposti alla libertà espressiva da millenni di civiltà. Tutti tranne uno. La cornice. Frank Zappa la mette così:"Nell'arte la cosa più importante è la cornice. Nella pittura è letteralmente così, per le altre arti solo in senso figurato, perché senza quell'umile oggetto non è possibile capire dove finisca L'Arte e dove inizi Il Mondo Vero.”
Di sicuro un merito da riconoscere agli stenciller è di averci finalmente liberato dalle cornici, restituendo l’arte alle mura, al contesto. Hanno donato alle città qualcosa di quei tempi lontani, un sentore dell’umanità delle caverne paleolitiche, quando l’urgenza creativa faceva di arte e vita una cosa sola.
Di questa forma d’arte, dei suoi risvolti copyleft e di tanto altro, ne parlo con un suo rappresentante, il dott. Sten. Lo incrocio per caso, di notte, in un vicolo di san Lorenzo, a Roma, fiocamente illuminato, mentre attacca furtivo un suo stencil. Appare indefinito, la sua immagine è sfocata come Robin Williams in “Harry a pezzi”. dopo aver verificato che la colla abbia fatto presa, acconsente a rispondere alle mie domande.
D: Lo Stencil è un bene pubblico la cui fruibilità è libera e universale. il suo stesso modo di manifestarsi e diffondersi è incompatibile con la mercificazione dell’arte. Questa splendida qualità si scontra apparentemente con uno scarso riconoscimento negli ambienti della cultura “ufficiale”. Eppure le foto dei lavori di un certo Sten e di altri hanno iniziato a fare capolino inizialmente riviste e siti per gli addetti ai lavori e infine su blog e quotidiani nazionali.
Pensi che qualcosa stia cambiando nel modo di vedere della gente e della cosiddetta cultura?
R: La street art è un tipo d’espressione più accessibile al pubblico rispetto al graffitismo tradizionale, forse perché è un’arte figurativa che non si basa su codici e scritte comprensibili solo ai writers, agli addetti ai lavori.. Gli ambienti istituzionali dell’arte si stanno interessando a questo fenomeno e lo stanno introducendo nelle gallerie e nei musei. La maggior parte degli street artist non esclude il canale istituzionale, io anche.
D: Molti ne sanno ancora poco. Hai qualche consiglio per chi ha fame di immagini o voglia di documentarsi?
R: Il mio fotolog: www.fotolog.com/stenciler. Il sito più importante di stencil, Stencil Revolution: www.stencilrevolution.com: Il più importante sito di street art: www.woostercollective.com. Negli ultimi due siti è necessario effettuare una ricerca digitando sten nel motore del sito.
D: I tuoi Stencil sono il frutto di un lungo lavoro minuzioso, e sono poi esposti alla aggressione umana e degli elementi. Ricordano i Mandala dei monaci tibetani, complesse e minuziose composizioni di sabbia colorata. Per costruirne uno sono necessari diversi giorni di lavoro. Appena completato, il mandala viene distrutto dal suo autore, rappresentando metaforicamente l'impermanenza della vita. Tu stesso in un’altra intervista hai detto di avere l’impressione di scrivere sulla sabbia. Pensi che anche per te l’arte abbia un valore terapeutico e filosofico?(puoi anche non rispondere!)
R: Realizzare stencil mi aiuta molto, è un lavoro di pazienza, come pescare, è rilassante. Ritagliare uno stencil necessita ore e giorni di tempo che variano a seconda delle dimensioni e del dettaglio dello stencil. Se la pazienza viene meno, come a volte mi è capitato, è meglio lasciar perdere ed aspettare che la mente si liberi.
D: Attualmente hai un sodalizio artistico con Lex e Lucamaleone. Ce ne parli?
R: Sì, abbiamo iniziato a fare stencil nello stesso periodo e spesso usciamo per strada insieme. Abbiamo stili diversi e per lo più lavoriamo per conto proprio, abbiamo organizzato insieme l’international poster art (esc – Roma) ed in futuro è probabile che faremo una mostra insieme.
D: soprattutto all’estero,alcuni artisti delle diverse arti visuali, come tagger e stenciller, vj, hanno scelto percorsi creativi convergenti, unendosi in agenzie e collettivi (vedi ad esempio i Tous des K o i 123 Clan) ed esplorando forme di espressione e collaborazione nuove, senza però tradire la loro origine di street artists. Altri artisti, come Miss Van, hanno invece trovato un’identità forte che ne rende inconfondibile il lavoro. Cambiano i supporti, si mischiano i generi. Immagini anche tu di sviluppare un dialogo con artisti e forme artistiche differenti?
R: Sì. In parte già lo faccio, per lo più con altri stenciller. Sono uscito ad attaccare poster con Fremantle, stenciler francese, e la sua ragazza MM, abbiamo attaccato dei poster insieme. Presto andrò a Parigi da loro. E’ un occasione per conoscere altri street artist, confrontarsi ed elaborare nuove idee.
D: Ho notato una forte attenzione ai dettagli, un verismo fotografico, che sembra avere analogie con l’arte iperrealista tipo Chuck Close o Ralph Goings. E’ un debito genealogico verso la fotografia? Quanto c’è di virtuosismo autocompiaciuto? E quanto invece di autentica libertà espressiva?
Può un’artista trovare la propria identità attraverso una ricerca sulla tecnica, e addirittura farne elemento predominante rispetto alla scelta sui soggetti da rappresentare?
R: Lo stencil è una tecnica camaleontica che assume le forme dell’immagine da cui si prende spunto, si tratta sempre di immagini fotografiche che vengono elaborate poi con Photoshop. Parte dei miei stencil vengono scelti per uno studio tecnico, altri per motivi estetici, altri per motivi emozionali, le tre componenti vanno spesso di pari passo.
La tecnica è un elemento importante ma non è quasi mai separato dalle componenti di cui parlavo.
continua......
R: Il mio fotolog: www.fotolog.com/stenciler. Il sito più importante di stencil, Stencil Revolution: www.stencilrevolution.com: Il più importante sito di street art: www.woostercollective.com. Negli ultimi due siti è necessario effettuare una ricerca digitando sten nel motore del sito.
D: I tuoi Stencil sono il frutto di un lungo lavoro minuzioso, e sono poi esposti alla aggressione umana e degli elementi. Ricordano i Mandala dei monaci tibetani, complesse e minuziose composizioni di sabbia colorata. Per costruirne uno sono necessari diversi giorni di lavoro. Appena completato, il mandala viene distrutto dal suo autore, rappresentando metaforicamente l'impermanenza della vita. Tu stesso in un’altra intervista hai detto di avere l’impressione di scrivere sulla sabbia. Pensi che anche per te l’arte abbia un valore terapeutico e filosofico?(puoi anche non rispondere!)
R: Realizzare stencil mi aiuta molto, è un lavoro di pazienza, come pescare, è rilassante. Ritagliare uno stencil necessita ore e giorni di tempo che variano a seconda delle dimensioni e del dettaglio dello stencil. Se la pazienza viene meno, come a volte mi è capitato, è meglio lasciar perdere ed aspettare che la mente si liberi.
D: Attualmente hai un sodalizio artistico con Lex e Lucamaleone. Ce ne parli?
R: Sì, abbiamo iniziato a fare stencil nello stesso periodo e spesso usciamo per strada insieme. Abbiamo stili diversi e per lo più lavoriamo per conto proprio, abbiamo organizzato insieme l’international poster art (esc – Roma) ed in futuro è probabile che faremo una mostra insieme.
D: soprattutto all’estero,alcuni artisti delle diverse arti visuali, come tagger e stenciller, vj, hanno scelto percorsi creativi convergenti, unendosi in agenzie e collettivi (vedi ad esempio i Tous des K o i 123 Clan) ed esplorando forme di espressione e collaborazione nuove, senza però tradire la loro origine di street artists. Altri artisti, come Miss Van, hanno invece trovato un’identità forte che ne rende inconfondibile il lavoro. Cambiano i supporti, si mischiano i generi. Immagini anche tu di sviluppare un dialogo con artisti e forme artistiche differenti?
R: Sì. In parte già lo faccio, per lo più con altri stenciller. Sono uscito ad attaccare poster con Fremantle, stenciler francese, e la sua ragazza MM, abbiamo attaccato dei poster insieme. Presto andrò a Parigi da loro. E’ un occasione per conoscere altri street artist, confrontarsi ed elaborare nuove idee.
D: Ho notato una forte attenzione ai dettagli, un verismo fotografico, che sembra avere analogie con l’arte iperrealista tipo Chuck Close o Ralph Goings. E’ un debito genealogico verso la fotografia? Quanto c’è di virtuosismo autocompiaciuto? E quanto invece di autentica libertà espressiva?
Può un’artista trovare la propria identità attraverso una ricerca sulla tecnica, e addirittura farne elemento predominante rispetto alla scelta sui soggetti da rappresentare?
R: Lo stencil è una tecnica camaleontica che assume le forme dell’immagine da cui si prende spunto, si tratta sempre di immagini fotografiche che vengono elaborate poi con Photoshop. Parte dei miei stencil vengono scelti per uno studio tecnico, altri per motivi estetici, altri per motivi emozionali, le tre componenti vanno spesso di pari passo.
La tecnica è un elemento importante ma non è quasi mai separato dalle componenti di cui parlavo.
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