Tuesday, July 11, 2006

Il male oscuro della sinistra

Ho una strana sensazione di malessere a leggere alcune dichiarazioni, mai smentite, provenienti da un esponente di spicco della sinistra “radicale”, che in un'intervista rilasciata a Repubblica nel 1985 dichiarava che "Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra di loro, o con gli adulti - tema ancora più scabroso - e trattarne con chi la sessualità l'ha vista sempre in funzione della famiglia e della procreazione"*.

Leggo bene? La pedofilia , cioè il diritto dei bambini (non adolescenti, non minorenni) ad avere rapporti sessuali tra loro e con gli adulti. Una simile dichiarazione, per quanto vaga ed allusiva, usa termini chiari e non fraintendibili. Diritto dei bambini ad avere rapporti con gli adulti. Ergo, se i diritti sono reciproci, diritto degli adulti ad avere rapporti coi bambini. Quale violenza si nasconde in queste parole? Quale confronto con chi “la sessualità l'ha vista sempre in funzione della famiglia e della procreazione"? Quale funzione avrebbe la sessualità? Nei bambini? Negli adulti? Mi viene in aiuto (sic!) Daniele Capezzone (Rosa nel Pugno), quando dice che "al pari di qualunque orientamento e preferenza sessuale, (la pedofilia) non può essere considerata un reato".
Il groppo allo stomaco si acuisce. Ma resisto e provo fare l’analisi logica della frase. C’è una definizione implicita del concetto di preferenza e orientamento sessuale. Questa premessa viene data per ovvia, e diamola per ovvia per ora. C’è inoltre un giudizio di valore sulle diverse preferenze e orientamenti sessuali, che sono “pari”, hanno lo stesso valore. E’ un giudizio morale, così come quello per cui l’eterosessualità ha un valore positivo e la necrofilia valore negativo. Vediamo alcune conseguenze pratiche del discorso:
Si deduce (qui si applica la pura logica inaugurata da Capezzone) che, se qualunque preferenza sessuale è pari all’altra, violentare una donna è espressione di “preferenza sessuale” ed, in quanto preferenza sessuale, la violenza su una donna non è da considerarsi reato. Si deduce anche che, incularsi un bambino è espressione di un’”orientamento sessuale”. Ed, In quanto orientamento sessuale, non è da considerarsi reato.
Cos’è che non quadra in questi discorsi? Perché fanno star male? Dal loro punto di vista non fanno una piega, sono razionalissimi. Anch’io nei miei pensieri raggiungo la stessa conclusione. Anch’io penso che la pedofilia non è da considerarsi reato. Ma sono le premesse che sono molto diverse. E questo mi fa indignare. Sulla Bibbia trovo un ragionamento analogo: perché impura e non gradita a Dio, la carne di porco non si può mangiare. Ma se abitassi le piane desertiche della Galilea giungerei alle stesse conclusioni, per le conseguenze fisiologiche che avrebbe sul mio corpo un’alimentazione basata sul maiale, con quel clima arido e ostile. Quando si cerca una premessa paradossale, assurda, per giungere a conclusioni assolutamente naturali e giuste, c’è un discorso religioso di mezzo. C’è l’idea che la gente, se fa di testa propria, precipita nel caos. Ora anche qui si assiste ad una dissociazione totale tra premesse e conclusioni: “al pari di qualunque orientamento o preferenza sessuale”. Ma di cosa parla Capezzone? Cos’è la preferenza-orientamento sessuale? Quale dogmatismo nasconde?E’ possibile parlare di sessualità per i pedofili? Solo perché utilizza l’organo sessuale possiamo dire che una persona ha una sessualità? La Teoria di Massimo Fagioli mi illumina in questa ricerca. La sessualità è espressione dell’identità umana. Non si può essere umani e vivere una condizione interna di asessualità. Asessuato è chi rifugge dal rapporto col diverso, che cerca, come i nazisti, l’uguaglianza assoluta e considera la differenza come un male da eliminare. La differenza che cerca di eliminare il pedofilo è proprio in questa identità, che intuisce essere presente nel bambino. Mattendo in atto la violenza psichica e fisica la differenza viene eliminata e di ciò che faceva paura rimane un vuoto guscio, vuoto di vitalità. In questo modo la persona senza identità trova pace. Quando ha ricostituito questo rapporto di uguaglianza tra sè e l’altro. Chi, per qualche motivo, questa identità l’ha persa, potrà pure dare grande prova di prestanza sessuale, di priapismo o ninfomania. Ma dentro è in frantumi. Ciò che tiene insieme queste persone è solo il pensiero razionale, il rapporto con le cose. Il rapporto interumano, il cui motore è la sessualità, è diventato impossibile. Ecco che quindi il discorso mi porta a conclusioni ovvie. Chi abusa di un bambino è una persona danneggiata, che non ha la minima idea che quello che sta facendo è inumano, perché non riconosce l’umanità del bambino. Il bambino dev’essere una cosa come un’altra. Volendolo così, ed agendo di conseguenza, modifica la realtà dell’altro e conferma la propria idea. E’ onnipotente e la realtà umana dell’altro diventa ciò che lui vuole che sia. Che reato ha commesso? che pena può farlo redimere? è solo pazzo. Quanto e se questa pazzia sia curabile è giudizio da specialisti, sul quale non posso esprimermi. Ma di certo la prigione non cura nessuno. Per come stanno oggi le cose è il posto giusto per aggravarsi o, per chi è sano, per ammalarsi.

* Niki Vendola – Rifondazione Comunista - Governatore della Regione Puglia – intervista a “La Repubblica”, 1985

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