Se Santa Madre Teresa Vergine ha rimandato a dopo la resurrezione l’esercizio dei piaceri genitali, è risaputo che ciò non vale per gran parte dei suoi colleghi maschi, che anzi, in certi casi, impartiscono ai malcapitati catecumeni lezioni pratiche sul significato del comandamento n° 6. Facendo una breve ricerca sul web ho trovato una pagina ove l’autore del sito ha cercato di raccogliere più casi possibile (di quelli in qualche modo pubblicizzati dai media) di esponenti della Chiesa Cattolica processati e condannati o in attesa di giudizio per violenza su minori. La lista conta 16 condanne negli ultimi 10 anni (di cui 12 negli ultimi 3 anni), quasi tutte patteggiate. E 22 processi in corso. L’ultimo è del 26 novembre 2005 a carico di don Pierangelo Bertagna, reo confesso di violenze su 30 minori, la cui storia si può ripercorrere sui numeri di Left – Avvenimenti n.16.
Un reportage de “le Jene” del 15 maggio 2006 ha però evidenziato in maniera inequivocabile che ad un caso denunciato ne corrispondono innumerevoli “silenziati” dalla stessa chiesa. Il servizio è nel classico stile “jenesco” (ma per una volta sorvoliamo sulla qualità del programma):Una tipa si è presentata, con telecamera nascosta, da un prete dicendosi madre di un ragazzino oggetto di attenzioni da parte di un altro prete. Questo, ha pensato bene di sconsigliarla dal denunciare il collega, e comunque di non parlarne al di fuori della chiesa, che se ne sarebbe occupata direttamente. Stessa scena e stessa risposta da altri 4 preti, se non sbaglio.
Don Mazzi, in studio, avrebbe poi candidamente confessato di aver lui stesso inviato due parroci pedofili in clausura e che questi avrebbero lì espiato e si sarebbero redenti. In pratica il buon teleprete li avrebbe coperti, in barba alla legge italiana (ma loro rispondono solo a Dio-Vaticano)Purtroppo la registrazione del programma, che di solito è disponibile online sul sito delle jene, è stata censurata, e lo scandaloso servizio non lo troverete!!
Questa pratica omertosa non nasce però solo dalla libera iniziativa corporativistica di singoli preti, ma da documenti pontifici, come quello, dal titolo “Crimen Sollicitationis”, emanato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1962 e pubblicato dall’Observer nel 2003 in cui si dava chiara indicazione ai preti di tutto il mondo di fare il possibile per insabbiare e coprire i preti. Si invitava ad "ammonire, correggere e, se il caso lo richiedesse, a sospendere" i sacerdoti messi sotto accusa. "Ma - si legge - tutti i prelati devono gestire questi casi con la massima segretezza e vincolati al silenzio perpetuo". Pena la scomunica. Per inciso, il documento risale al pontificato del tanto osannato Giovanni XXIII, papa delle riforme e del concilio Vaticano II. Cosa ancora più grave (che nell’articolo di Repubblica non compare) è che negli Stati Uniti c’è un procedimento in corso a carico di Papa Ratzinger, per fatti avvenuti quando ancora ricopriva l'incarico di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e legati allo scandalo dei preti pedofili In quanto "Capo di Stato in carica", l'attuale Papa Benedetto XVI, accusato di complotto per coprire le molestie sessuali contro tre ragazzi da parte di un seminarista, ha avanzato richiesta formale d'immunità al Presidente degli Stati Uniti, che non ha ancora reso nota la sua decisione in merito.
La chiesa cattolica, quanto a diritti umani, ed in particolare di quelli dei minori non sembra andare oltre mere invettive. Eppure mi risulta che abbia sottoscritto la Convenzione Internazionale per i Diritti dell’Infanzia che, all’articolo 19 recita:“Gli Stati parti adotteranno ogni misura appropriata di natura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per proteggere il fanciullo contro qualsiasi forma di violenza, danno o brutalità fisica o mentale, abbandono o negligenza, o maltrattamento , inclusa la violenza sessuale”
A cosa va incontro un prete la cui condotta rimanga secretata in seno alla Chiesa?La chiesa ascrive la pedofilia alla categoria dei peccati, senza specificare se veniale o mortale. La lettura del Catechismo (sigh) in tal senso ci illumina:
art. 1857 “Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: « È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso »”La prima condizione si verifica d’ufficio per effetto del 6° comandamento, infatti:
art. 1858 “La materia grave è precisata dai dieci comandamenti…”Per dare un giudizio definitivo occorre che:
art. 1859 “Perché il peccato sia mortale deve anche essere commesso con piena consapevolezza e pieno consenso. Presuppone la conoscenza del carattere peccaminoso dell'atto, della sua opposizione alla Legge di Dio. Implica inoltre un consenso sufficientemente libero perché sia una scelta personale.”
art. 1861 “Il peccato mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo stesso amore….Se non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca l'esclusione dal regno di Cristo e la morte eterna dell'inferno”
Insomma, il male è insito nel genere umano, concetto mai ripetuto abbastanza. Nella sostanza chiunque potrebbe violentare un bambino, si tratterebbe di una scelta libera ma anche peccato mortale e dannazione eterna salvo pentimento.Ecco quindi la scappatoia per recuperare la grazia di Dio, e quindi la propria funzione in seno alla Chiesa di cui ci parlava don Mazzi.Ma chi decide se un prete è pentito, e su quali evidenze? Tra i casi citati nella lista dei processati e condannati ho notato un recidivo, un sacerdote di Gavirate, che era stato già precedentemente accusato di pedofilia e perciò trasferito a dalla Curia a Gavirate. Aveva espiato anche lui?
Ma la domanda che mi vorrei porre va un po’ al di la dell’opportunità o meno di un provvedimento disciplinare della Curia vs. la reclusione inflitta da un giudice “laico”. Ancora oggi il carcere è inteso come becero strumento di espiazione. E dopo 5 o 10 anni di carcere (magari patteggiati a 2 mesi), cosa ci aspettiamo, che il violentatore si sia pentito? La polemica su D’Elia, in altro contesto e per altri crimini, ha visto opporsi due fronti simili nell’impostazione: e cioè se D’Elia avesse o no pagato il suo conto con lo Stato, se con il carcere e le buone azioni avesse cioè espiato la pena. Non ci si è chiesti affatto se d’Elia sia guarito. In sede di Tribunale, l’arma che si oppone al perdonismo cattolico è un giustizialismo forcaiolo mitigato dalla buona condotta.
L’opposizione è tra reato e peccato, o piuttosto tra peccato veniale e capitale? Non sarà che c’è un’alleanza tra chi ascrive alla scelta deliberata del male e demonio tutti i comportamenti devianti e violenti e chi pensa che una persona che ha violentato un bambino sia sana di mente e quindi perseguibile?Occorrerebbe forse interrogarsi sulla mente umana; sul pensiero, o malattia del pensiero che c’è prima e dietro a questi atti apparentemente incomprensibili, sennò saremo costretti a credere nella morale cattolica, figlia della morale naturale, che anima i prelati e magistrati in sede di giudizio.
puoi trovare questo articolo al seguente link:
3 comments:
Come un principiante, io sono sempre alla ricerca online per gli articoli che mi può aiutare. Grazie Wow! Grazie! Ho sempre voluto scrivere nel mio sito qualcosa di simile. Posso prendere parte del tuo post sul mio blog?
Awesome post. È piaciuto molto leggere il tuo post sul blog.
Che un bel post. Adoro leggere questi tipi o articoli. Posso? T aspettare di vedere ciò che altri hanno da dire.
Post a Comment